La prima generazione è quella che si è trovata al centro della storia. Ha vissuto un trauma. La seconda, la generazione dei loro figli, è cosi’ vicina che non sempre ha il coraggio di conoscere il passato, di porre domande. La terza generazione, quella dei nipoti, ha una vita normale. E allora può porre domande e cercare risposte. E comincia a indagare, a raccontare la storia della prima generazione.
Zygmunt Bauman
Un teatro popolare che diviene veicolo di testimonianze dirette, biografie e immagini di una memoria che vuole e deve divenire collettiva. Due banditori di vendite all’incanto, specializzati sul tema “grandi tragedie”, battono all’asta le vite di alcuni protagonisti volontari e non della tragedia per antonomasia del XX secolo. Venticinque vite che hanno attraversato l’Olocausto, piu’ due “fuori catalogo”, dei piu’ recenti genocidi. Carnefici, sommersi e salvati simboleggiati da sculture potenti, capaci di virare il grottesco in poesia, invadono poco alla volta lo spazio congestionando la scena, la memoria e la nostra capacita’ di riconoscerci negli uomini.
di
Roberto Capaldo
con
Walter Maconi
Roberto Capaldo
percussioni dal vivo
Simone Di Bartolomeo
sculture
Antonio Catalano
voce registrata
Lorenza Zambon
in collaborazione con
Casa degli Alfieri
con il sostegno di
Festival Internazionale di Arzo
Io faccio parte delle terza generazione. Non ho avuto un nonno sopravvissuto ai lager ma di storie da ascoltare ne ho trovate tante. Purtroppo. O per fortuna. E non finiscono mai. E ogni volta che ne apprendevo una pensavo fosse incredibile. Ma poi ne arrivava un’altra, altrettanto forte e straordinaria e poi ancora un’altra e cosi’ per decine e decine di storie, centinaia di testimonianze, di nomi, di visi, di voci. Bisogna raccontarle tutte, impossibile “escludere”. Ma come si fa. Non basterebbe una vita. Non la mia. Ma le loro vite, quelle dei protagonisti, quelle bastano e avanzano, perche’ sono vite preziose. Sono li’ a memoria di tutti, ma sono “gratis”. Non e’ giusto, non e’ cosi’ che impareremo a “non dimenticare”. Quella memoria deve essere “riacquistata” per divenire memoria di tutti. In un ‘epoca materialista come la nostra, l’unico modo per dare valore a qualcosa e’ pagarla. E si deve pagare cara. Provocatoriamente, quelle vite devono essere vendute, all’incanto. Chissa’ che un giorno il loro valore non diventi inestimabile.
Rassegna stampa
TERREMARSICANE.IT
[…] l’attore e autore dello spettacolo Roberto Capaldo, coadiuvato da Walter Maconi, ha venduto per qualche chevingum masticato o poco meno, l’anima rinsecchita e rattrappita dei kapò e dei gerarchi che sono passati alla storia per la bestialità delle loro azioni e dei loro scellerati progetti di sterminio […] Nello spettacolo, emozionante e intenso, tante le citazioni ai drammi attuali, alle deportazioni dell’epoca moderna, ai profughi ed ai clandestini. A corredare la scena, le sculture di Antonio Catalano: tanti “uomini” di legno, ferro, plastica e oggetti di scarto, che erano lì davanti al pubblico, quasi come un altro pubblico, fermo, immobile, bloccato, come se il tempo avesse congelato le loro anime e i loro corpi, come se stessero ancora lì, nei campi di concentramento, deve le anime si svuotavano, della loro dignità, calpestata, violata, distrutta.
MARSICANEWS.IT
In un gremito Teatro dei Marsi, che ha visto la partecipazione di 600 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Avezzano e del Territorio, si è svolta Venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 11,00, […] momenti di straordinaria suggestione, creati dal particolare allestimento di sculture, alternati ad interazioni con gli spettatori. Roberto Capaldo e Walter Maconi hanno saputo proporre il tema dellʼOlocausto, con un approccio pedagogico, storico ma anche disincantato, coinvolgendo gli studenti in una sorta di paradossale compravendita, ”allʼincanto“ appunto, delle sembianze antropomorfe dei personaggi storici delle sculture e con forti ed incisive riflessioni sugli antichi ed attuali valori umani.