In un mondo senza speranza e senza disperazione i personaggi di Carver soffrono un disagio che non si può ben capire: insonni, disoccupati, ipocondriaci, alcolizzati, senza soldi, infelici, non sanno come migliorare le loro vite perché non arrivano a formulare il male che li colpisce; è un disagio planetario da cui vorrebbero scappare ma non sanno come. Così assomigliano a tutti noi che vorremmo sempre andare altrove, portandoci comunque, sempre dietro, noi stessi, come delle scatole pesanti ed ingombranti.
Ci sono temi, personaggi, sogni, ossessioni che legano i singoli racconti e le poesie di Raymond Carver. Con Perché non ballate? abbiamo cercato di seguire questi sentieri sotterranei, ma anche di crearne di nuove, attraverso la scrittura di Gabriele Di Luca e il lavoro degli attori. Ci siamo messi alla ricerca di tutto il mistero e tutta l’impotenza del mondo carveriano, dove niente può mitigare il fatto che gli esseri umani si sentono spodestati nella propria vita: qualsiasi cosa accada, resta per loro lontana ed irrilevante come se la vita non fosse del tutto reale, pur continuando a provocare inquietudine e dolore.
drammaturgia
Gabriele Di Luca
regia
Anna Stitsgaard
con
Michele Altamura Roberto Capaldo Francesca Perilli
Silvia Tufano
voci
Michele Cipriani
Alice Maestroni Francesco Puleo
Tazio Torrini
scene e luci
Erica Artei
allestimento
Stefano Franzoni
direzione tecnica
Sergio Zagaglia
sarta
Patrizia Baccari
foto
Simone Rocchi
produzione
Fondazione Pontedera Teatro
Rassegna stampa
Andrea Porcheddu – Gli stati generali.com
È intrigante notare come ci si rapporti al mito e all’immaginario americano: la nostra cultura, diceva una volta Jack Lang, è “nazionalamericana”, ovvero, talmente intrisa di americanismo da esserne mutata profondamente, addirittura geneticamente. Stigsgaard, fortunatamente, non affonda nella palude del cliché, tiene anzi le redini di un percorso che non esclude momenti di rarefatta astrazione; ben sospinta, in questo, dalla scrittura nervosa, pratica, “neo-realista”, che Di Luca mette in campo. Una drammaturgia, la sua, che mescola piani narrativi e temporali, gioca in un carillon amaro in cui storie d’amore e di alcol di coppie allo sbando si sovrappongono e si sostituiscono; slittano continuamente per poi ritrovarsi, in una spirale che affascina
Luciano Ugge e Simona Maria Frigerio – Persinsala.it
[…] Tra le molte luci dello spettacolo, una scenografia funzionale e vagamente bartoniana – per i colori ma anche per l’uso surreale dei topolini; l’eccellente prova attorale di Roberto Capaldo; la poesia silenziosa della coppia formata da Larry (Altamura) e sua moglie (Caramia) e infine un testo che mostra una ferocia propria di un mondo dove è bandita ogni felicità.
Simona Ventura – Persinsala.it
Agli attori tutti e alla regia di Anna Stigsgaard va il plauso per l’essere riusciti a rendere chiare allo spettatore tutte le dinamiche sceniche. Ottima, poi, la scelta delle musiche, vero e proprio elemento drammaturgico che, insieme al gioco delle luci, contribuisce a creare un’emozione cupa ma anche carica di momenti più leggeri.
Simona Cappellini – Krapp’s Last Post
In stile carveriano, i giovani attori, Michele Altamura, Roberto Capaldo, Catia Caramia e Silvia Tufano, riescono a far sorridere rendendo con leggerezza un quadro di vita amaro attraverso una costruzione scenica mobile e minuziosa: dal letto che avanza e arretra alle finestre appese al soffitto, che scorrono ad ogni cambio di scena. La struttura narrativa è ben organizzata e soprattutto i salti temporali e i passaggi da una scena all’altra sono resi abilmente con una dissolvenza e uno stacco quasi cinematografici.